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Introduzione
In questo articolo vorrei parlarti nel modo più pratico e sintetico possibile di Vincenzo Bellini, nato a Catania nel 1801 e morto a Puteaux, in Francia, nel 1835. La brevissima vita di questo compositore fu percorsa dalla produzione di autentici capolavori: il suo desiderio era quello di maturare la perfezione di un ristretto e limitato numero di opere (in tendenza contraria rispetto ai suoi colleghi Rossini e Donizetti, costretti dal mercato teatrale a scrivere di continuo). Ma facciamo un passo indietro e scopriamo nel dettaglio i motivi di questa rischiosa decisione.
Le Opere Liriche
In un articolo precedente che puoi trovare qui abbiamo avuto modo di parlare della figura di Rossini: se consideriamo il catalogo delle opere belliniane, che copre un arco di tempo che va dal 1825 al 1835, capiamo quanto il confronto col compositore pesarese fosse inevitabile. Rossini è tra i compositori più influenti del XIX secolo: la sua produzione, specie negli anni giovanili, fu costellata di successi che ebbero importanti influenze su tutti i compositori allora contemporanei. Come abbiamo anticipato, Bellini si trovò a operare la difficile decisione di continuare sulla linea della composizione prolifica o di ridimensionare la propria scrittura in vista di una produzione centellinata. L’esito di questa decisione si manifestò in un’inaudita eleganza melodica, frutto di un continuo lavoro di rifinitura talmente accurato e intimo da essere ammirato proprio da quei compositori in precedenza non particolarmente favorevoli all’estetica del teatro italiano: da Wagner a Chopin, la melodia belliniana fu oggetto di grande ispirazione. Fatto, quest’ultimo, che distinse nettamente la produzione del compositore catanese dal coevo Rossini e dal suo rivale Donizetti. Ma Bellini non fu sempre compositore di penna cauta: per capire le sfumature (e le eccezioni) che percorrono la produzione di Bellini, osserviamo in estrema sintesi le vicende storico-biografiche che circondano le sue tre opere principali.
La Sonnambula
In occasione della produzione del primo dei suoi maggiori lavori, La Sonnambula, un rapido avvicendarsi di eventi avversi spinse il compositore Vincenzo Bellini a cancellare la prevista incisione del libretto di Ernani nel (1830) a causa della censura; la prima era prevista per il 1831, c’erano meno di due mesi a disposizione per trovare un’alternativa. Felice Romani (1788-1865), l’allora librettista di Bellini, optò per la soluzione di più rapida realizzazione e che richiedesse il minor numero di ritocchi possibili al testo: optò così per il romanzo La Sonnambule di Eugène Scribe, opera definita semi-seria in quanto mutuava soltanto il lieto fine dell’opera buffa, ma conservava caratteri tragici (anche se non particolarmente marcati). La presenza del soprano Giuditta Pasta nel cast della prima assoluta, nonché l’interpretazione posteriore di Maria Callas, contribuirono a rendere immortale questo capolavoro.
Norma
Opera in due atti su libretto di Romani, Norma è senz’altro il capolavoro più noto del compositore catanese. Alle chiare allusioni classiche del mito di Medea si affianca l’idea compositiva di un’orchestra che ha ruolo di riempimento e accompagnamento della voce principale. Anche in questo caso sembra paradossalmente che Bellini, sotto pressione e con tempi brevi a disposizione, riesca a dare il meglio di sé (nonostante, come abbiamo detto, non fosse sua tendenza). Produsse questo lavoro in poco più di due mesi e mezzo, e anche in questo caso la prima vede Giuditta Pasta soprano nel cast. Al fiasco iniziale, dovuto in gran parte alla presenza di gruppi organizzati di spettatori che dissentirono per rivalità sia nei confronti di Bellini che del soprano Pasta, seguì il successo che conosciamo oggi e che ha portato nel tempo Norma al vertice assoluto, per popolarità, della produzione belliniana. Celeberrimo il cantabile dalla cavatina Casta Diva.
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I Puritani
Di questa “trilogia” dei maggiori capolavori belliniani, I Puritani, ultima opera in tre atti del compositore catanese, è l’unico lavoro della “trilogia” che abbiamo esplorato a non presentare un libretto di Romani. Sarà infatti Carlo Pepoli (1796-1881), librettista alquanto inesperto, a trarre dal dramma storico di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier Boniface Têtes rondes et Cavaliers il libretto per l’opera del compositore catanese. Sarà Bellini a seguire Pepoli da vicino, guidandolo nel proprio lavoro, data la poca esperienza. In controtendenza con le due opere precedenti, I Puritani fu composto in nove mesi, un tempo inconcepibile per gli standard compositivi dell’epoca, dove un’opera poteva essere composta anche nel giro di quindici giorni (pensiamo alla partitura per Chiara e Serafina di Donizetti). La prima rappresentazione dell’opera al Théâtre Italien di Parigi (1835) fu un vero e proprio trionfo.
Conclusioni
Per l’articolo di oggi ci fermiamo qui: continua a seguirci, in una prossima pagina continueremo questo interessantissimo discorso, analizzando in dettaglio partiture simili a quelle belliniane nella sezione Analisi Musicale. Puoi iscriverti al form e-mail per non perdere i prossimi aggiornamenti e ricevere una notifica a ogni nuova pubblicazione: noi ci vediamo nell’articolo di domani!
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