Seste Eccedenti – Gli Accordi Eccedenti

Introduzione

In questo articolo parleremo nel modo più pratico e sintetico possibile delle seste eccedenti, altrimenti dette accordi di sesta eccedente. Questi accordi si trovano praticamente in tutto il repertorio musicale, dal Pop al Jazz fino al Blues e alla Classica (pensiamo a Schubert, Schumann, Mendelssohn, Chopin, Liszt eccetera). Se dovessimo considerare tutte le composizioni in cui è presente un accordo di sesta eccedente non ci basterebbe una vita intera: esso è presente pressoché dappertutto, ma non conoscendo lo si può confondere con i suoi parenti più vicini. Per esempio la sesta eccedente francese, che sarà la prima che approfondiremo in questo articolo, deriva dalla settima di dominante (quindi è molto facile confondere i due accordi). E tuttavia a livello strutturale gli accordi di sesta eccedente sono inconfondibili. Faremo degli esempi pratici, andremo a scomporre gli accordi e a conoscere la loro origine tramite precise formule cadenzali.

Teoria VS Pratica

Una piccola premessa, prima d’iniziare: quando si studia la teoria musicale si può avere la tendenza a semplificare troppo gli argomenti presi in oggetto. Per esempio gli accordi di settima di dominante vengono fatti studiare come un blocco di note una sopra l’altra. Ora, se queste semplificazioni vengono prese a modello e utilizzate per la propria di didattica non servono ad altro che a sviluppare prematuramente dei pregiudizi. Con nozioni semplicistiche nella mente, che non corrispondono alla realtà compositiva, sviluppiamo degli stampini nel cervello che poi andiamo a cercare di applicare sulle composizioni (quando dovrebbe essere anche il contrario, dovremmo riuscire anche a imparare dalle composizioni che leggiamo). Per questo motivo inizieremo ad approfondire le nozioni teoriche dietro agli accordi di sesta eccedente, ma le utilizzeremo per sviluppare una mentalità critica.

Sesta Eccedente Francese

Come promesso, il primo accordo di cui parleremo è quello di sesta eccedente francese (d’ora in poi abbrevieremo in sesta francese). Questo accordo si costruisce a partire da una settima di dominante:

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Partendo dalla settima di dominante, il procedimento per la costruzione della sesta francese è molto semplice:

① Si abbassa la 5ª dell’accordo.

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② Si dispone l’accordo in secondo rivolto, ossia con la quinta al basso.

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Questo accordo presenta, come puoi vedere qui in alto, un intervallo peculiare: quello tra il re bemolle e il si, che è un intervallo di sesta eccedente. È proprio da qui che deriva il nome degli accordi di sesta eccedente: dall’intervallo che si forma quando rivoltiamo l’accordo di provenienza, che in questo caso era la settima di dominante, ma vedremo più avanti che in un’altra classe di questi accordi il seme generativo è differente. Ora, se stai avendo difficoltà a seguire quanto abbiamo detto finora puoi accedere al calendario delle lezioni private dal banner qui di seguito:

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Sesta Eccedente Italiana

L’accordo di sesta italiana è parente di quello francese, perché si costruisce anch’esso a partire dalla settima di dominante.

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Lo otteniamo attraverso lo stesso identico procedimento che è quello di abbassamento della 5ª e rivolto della 7ª così ottenuta. L’unica differenza della sesta francese è l’omissione della fondamentale, che corrisponde alla omissione della dissonanza dell’intervallo di seconda che proietta la sesta francese velocemente verso l’accordo di risoluzione.

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Sesta Eccedente Tedesca

Le due barre verticali al centro della partitura ci indicano che in questa grande famiglia di seste eccedenti c’è una frattura, che dipende dal fatto che una parte della famiglia, composta dalla sesta tedesca da quella svizzera, deriva da un accordo differente che è quello della nona di dominante minore.

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Questo accordo si rivolta e segue lo stesso procedimento visto negli accordi abbiamo visto in precedenza, vale a dire l’abbassamento della 5ª e il rivolto con la quinta al basso.

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Nel caso della tedesca, noi ci troviamo di fronte a un accordo molto ricco dal punto di vista della dissonanza, con due intervalli di seconda che lo rendono metaforicamente una zampata di leone nell’impulso verso l’eventuale consonanza.

Sesta Eccedente Svizzera

L’accordo in questo caso è molto simile al precedente: da un punto di vista acustico, se suoniamo una sesta tedesca o una sesta svizzera quasi non ci accorgiamo della differenza, se non fosse per l’omissione della fondamentale. E in effetti l’accordo di sesta svizzera è identico anche da un punto di vista costruttivo, ma dobbiamo aggiungere un po’ di sale pepe alla sesta tedesca procedendo in due punti:

① Omettendo, come già accennato, la fondamentale della nona di dominante minore.

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② Concependo la nota più alta della nona enarmonicamente, in risoluzione ascendente. In altre parole, il la bemolle della nona di dominante minore che troviamo in una sesta tedesca diventerà un sol diesis nella sesta svizzera. Il suono è lo stesso su un pianoforte, ma il nome è diverso e la risoluzione armonica totalmente differente.

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La fondamentale omessa trasmette un comportamento acustico molto simile a quello che aveva la sesta italiana quando la paragonavamo alla francese, quindi una semplificazione dell’accordo di sesta tedesca ma al contempo anche una raffinatezza in più perché la nona, che era il la bemolle, viene concepita in risoluzione ascendente.

Oltre La Teoria

Prendiamo in esame la sesta francese per comprendere quanto memorizzare banalmente la tabella di accordi scritta qui in alto non sia di grande utilità in fase analitico-compositiva: questo accordo si può presentare in do maggiore anche scritto in questo modo.

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Se conosciamo banalmente la tabella degli accordi in alto, e non abbiamo approfondito la nozione teorica a cui ci stiamo riferendo attraverso quella schematizzazione, probabilmente ci troviamo a questo punto decisamente spiazzati poiché l’accordo non sembra centrare nulla con quanto abbiamo visto in precedenza. Né col suo procedimento costitutivo, né con quello realizzativo. Eppure questo tipo di scrittura è assolutamente comune. La soluzione all’enigma riguarda più che altro la natura compositiva, l’utilizzo che viene fatto di questo determinato accordo nei due contesti: nel primo caso, il compositore pensa a una dominante primaria, mentre nel secondo caso a una dominante secondaria. E tuttavia si tratta in entrambi i casi di un accordo di sesta francese: stessa tonalità, stesso tipo di accordo, ma esito compositivo totalmente differente.

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Altro esempio di come l’approfondimento contestuale di una nozione teorica può aiutarti in fase analitico compositiva a riconoscere quel frammento di teoria che hai studiato: prendiamo una sesta tedesca, diamogli una risoluzione molto netta verso una tonica.

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Mozart impiegava spesso questo tipo di risoluzione: ma se guardi con attenzione, c’è una quinta parallela tra re bemolle-la bemolle e do-sol. Le opzioni sono due: o Mozart ha fatto un errore e noi abbiamo tra le mani la scoperta del secolo, oppure questo procedimento è necessario alla risoluzione della sesta tedesca perché costitutivo. Puoi immaginare che la risposta sia in questo secondo caso, fatto che ci aiuta in fase di riconoscimento a intuire la presenza di una sesta tedesca al di là del nostro schema accordale di partenza, che era soltanto teorico.

Il Modo Minore

Andiamo ora ad esplorare il modo minore, in modo che tu possa capire che il nostro discorso sulle seste eccedenti vale in entrambe le tonalità. Questo li rende accordi di grandissima versatilità: non a caso ci sono tantissimi esempi di accordi utilizzati nel modo minore in composizioni dalla celebrità eclatante, pensiamo per esempio al Chiaro Di Luna di Beethoven che è tutt’oggi uno dei brani più ascoltati al mondo

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Qui sopra non abbiamo scritto altro che un primo grado che si muove verso una sesta tedesca intesa come dominante della dominante, che a sua volta si muove verso una quarta e sesta di passaggio che cadenza su una settima di dominante e conclude su una tonica. Ecco questo tipo di cadenza la possiamo concepire con l’impiego di qualsiasi sesta eccedente: guarda l’esempio di seguito, che impiega una sesta francese intesa come dominante della dominante. Di seguito ancora trovi anche la sesta italiana, e il discorso vale anche per quella svizzera.

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Robert Schumann: Albumblatter, Op. 124 – No. 4. Valzer

Schuman scrive questo valzer nell’opus 124 iniziando con una sesta tedesca in funzione di doppia dominante. La nell’esempio di seguito al basso.

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Questa 6ª tedesca cadenza esattamente come ne abbiamo visto nell’esempio precedente, con l’unica differenza che non arriva esplicitamente da una tonica:

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Schumann inizia direttamente dalla doppia dominante, quindi è come se ci lasciasse l’impressione che il brano sia già iniziato in precedenza. Di seguito ti lascio un banner per accedere alla partitura completa, dato che l’esempio qui in alto ne rappresenta soltanto un abbozzo armonico: se ordinerai il testo dal link qui sotto, una piccola percentuale del tuo acquisto andrà a sostegno di questo blog.



Noi possiamo giocare con l’accordo di doppia dominante e fare il esattamente quello che abbiamo fatto in precedenza:

Per esempio, qui sopra abbiamo fatto diventare il do al basso un si, trasformando la doppia dominante intesa come sesta tedesca in una sesta francese. C’è una maggiore risonanza in questo caso, ma cambiamo completamente la natura accordale perché abbiamo visto che la sesta francese deriva da una settima di dominante invece nell’altro modo l’accordo originava da una nona di dominante minore. Qui l’effetto generale di dissonanza viene paradossalmente aumentato: ecco perché dico che non si può studiare la teoria su un blocchetto di accordi senza andare nel contesto delle composizioni. Osserviamo a tal proposito il rapporto che accordo di sesta francese ha col suo successivo, sovrapponendoli:

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Sovrapponendoli in questo modo, osserviamo che il rapporto tra i due accordi prevede due intervalli di seconda, mentre nel caso precedente dove avevamo impiegato il do invece del si nella sesta tedesca doppia dominante, il do era una nota comune ai due accordi, quindi ottenevamo un risultato di una sola seconda. Questo ci fa capire che lo slancio, o la dissonanza ottenuta tramite l’impiego della doppia dominante con sesta francese dipende alla soluzione compositiva adottata, e non è universale.

Conclusioni

Per questo articolo sulle principali seste eccedenti è tutto, non dimenticare d’iscriverti al nostro blog tramite il form a comparsa per non perderti le notifiche sulle prossime pubblicazioni. Noi ci vediamo nell’articolo di domani!


Matteo Malafronte