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Introduzione
In questo articolo parleremo nel modo più pratico e sintetico possibile della figura di Curt Sachs (1881-1959), considerato il fondatore della moderna Organologia: egli indagò sulle principali vicende storiografiche che s’imperniano su tale disciplina, e da cui traiamo oggi gli esiti d’importanti indagini musicologiche.
Da Dove Iniziare?
Il manuale introduttivo all’opera di Sachs è sicuramente Storia degli strumenti musicali, testo che spazia dal tam-tam delle epoche preistoriche agli strumenti a corda, a fiato e a percussione delle grandi civiltà della Grecia e di Roma, al Medioevo, al Rinascimento, al Romanticismo, fino alle più recenti tendenze del jazz, del rock e dell’informatica applicata alla musica1fonte: https://amzn.to/3bNTE5m. Puoi ordinarne una recente riedizione dal link di seguito: se lo farai, una piccola percentuale del tuo acquisto andrà a sostegno di questo blog.
Cosa È La Organologia?
Renato Meucci nel suo Fondamenti Di Organologia Musicale ci segnala qualche dicitura particolarmente curiosa che può aiutarci a definire più specificatamente, partendo dalle definizioni errate ed escludendole, cosa sia l’Organologia: per esempio, quando si dice studio organologico di uno strumento si sta affermando con complementi differenti nella forma uno stesso identico contenuto, in quanto organologico significa già di uno strumento. Un uso maldestro, che Meucci fa risalire a un testo pubblicato nel 1941 dal musicologo americano Nicolas Bessaraboff intitolato Ancient European Musical Instruments (il titolo non è indicato nel testo di Meucci); oppure ancora, il musicologo italiano, nello stesso testo, segnala quanti utilizzano il termine per definire lo studio dell’organo, mentre organologia ha radice in Ὄργανον, ossia in Órganon che vuol dire strumento (musicale) e pertanto indica un approccio esteso, uno studio degli strumenti musicali in senso ampio. Ultimamente, in alcuni programmi istituzionali, la materia della Organologia è indicata con la dicitura Storia E Tecnologia Degli Strumenti Musicali. La dicitura non è adottata solo nell’ambito della ricerca, ma anche in quello accademico. Prendiamo a esempio il piano di studi del corso di Pianoforte Classico, pubblicato sul sito del Conservatorio “Guido Cantelli” di Novara2fonte: www.consno.it:
Meucci ci segnala che questo diverso modo di chiamare la materia dell’Organologia propone una nuova distinzione tra aspetti storici e aspetti tecnologici, attorno ai quali oscilla il fulcro dell’organologia, e aggiunge:
[…] l’Organologia viene sempre più spesso orientata verso le attività tecniche piuttosto che quelle storiche, fino al punto di lasciar credere talvolta che chi si occupa di strumenti musicali non debba essere altro che uno specialista di questioni meccaniche, costruttive o addirittura di misurazioni.
Renato Meucci
Quando È Nata La Organologia?
I primi studi sulla natura e sulla struttura degli strumenti musicali risalgono storiograficamente al Cinquecento, quando numerosi testi venivano dedicati alla descrizione e all’illustrazione degli strumenti musicali3fonte: Renato Meucci, Organologia: Definizione E Contenuti Di Una Recente Disciplina. Il nome della disciplina, dal termine greco, è stato introdotto da Michael Praetorius nel 1618fonte: 4Michael Praetorius, Syntagma musicum. Ma sarà solo tra Ottocento e Novecento che inizierà una ricerca sulla classificazione degli strumenti musicali simile a quella che utilizziamo ancora oggi, grazie alle ricerche di Victor-Charles Mahillon e François-Auguste Gevaert, portate a compimento e ulteriormente ampliate e affinate da Eric Moritz von Hornbostel e Curt Sachs. Furono questi ultimi studiosi a sistematizzare una suddivisione in cinque classi organologiche, sulla base del tipo di materiale con cui lo strumento produce suono: tale classificazione si articola come nella tabella a seguire.
Cordofoni |
Aerofoni |
Membranofoni |
Idiofoni |
Elettrofoni (novità del sistema Hornbostel-Sachs) |
In ambito europeo, a ben vedere, siamo stati molto lenti nel concepimento di una valida sistemazione organologica. In Cina, a esempio, già nel VIII Secolo a.C. esisteva una classificazione chiamata bayin (八音) e che si basava sui timbri di otto materiali differenti:
Metallo |
Pietra |
Seta |
Bambù |
Zucca |
Terra |
Pelle |
Legno |
Una fonte introduttiva a questo sistema di raggruppamento e studio degli strumenti musicali in oriente è rappresentata da un video del MTSU Center for Chinese Music and Culture, che puoi guardare di seguito:
A tal proposito, è importante considerare che prima di Hornbostel e Sachs era stata introdotta una sistematizzazione europea in quattro categorie, che parrebbe essere stata ispirata dall’orientale Nātyaśāstra, un trattato sanscrito sulle arti drammatiche. Il testo è ricco di dettagli sugli strumenti musicali del tempo, e rappresenta una fonte preziosa per gli organologi di tutto il mondo.
La Classificazione Hornbostel-Sachs
Come abbiamo anticipato, fu lo strumentista belga Victor-Charles Mahillon a suddividere gli strumenti in quattro categorie. Questa classificazione, seppur non originale in quanto già impiegata per il Nātyaśāstra, si fondava sulla differente natura del materiale usato dallo strumento per emettere il suono. Il merito di Mahillon è stato quello di aver esteso questo sistema di classificazione agli strumenti della musica colta occidentale, dove per musica colta intendiamo quella oggetto dell’indagine musicologica. Nell’estendere la classificazione, tuttavia, Mahillon si concentrò esclusivamente sulla cultura Occidentale e non riscrisse né ampliò le concezioni orientali, si può dire anzi che non se ne occupò affatto e che il suo sistema sia a tutti gli effetti limitato alla strumentistica europea. Hornbostel e Sachs, al contrario, estesero questo modo di classificare gli strumenti musicali al resto delle manifestazioni culturali, in tutto il mondo e senza distinzioni; inoltre, aggiunsero nel 1961 una quinta categoria, che abbiamo visto più sopra: gli elettrofoni. Questi cinque raggruppamenti vanno incontro a ulteriori ramificazioni (circa trecento). Nei prossimi paragrafi opereremo una sintesi di tali categorie.
Considerata la difficoltà dell’argomento, che non si presta ad approfondimenti analitici in un articolo di divulgazione, ricordiamo che ulteriori approfondimenti sono disponibili nel nostro corso individuale online: puoi trovarne il programma nella sezione corsi online > programma dei corsi, oppure prenotarne una lezione individuale online consultando il calendario delle disponibilità direttamente qui.
Strumenti Autofoni
La prima parte della classificazione riguarda gli strumenti autofoni, nome che comprende l’elemento auto-, dal greco autós che vuol dire sé stesso: in questo primo segmento rientrano tutti quegli strumenti il cui corpo vibrante è costituito dal corpo stesso dello strumento5languages.oup.com. Come si può facilmente intuire, tali strumenti sono perlopiù a percussione: ne sono un esempio il triangolo, lo xilofono, i piatti.
Strumenti Membranofoni
Il suono in questi strumenti viene da una membrana, che può essere sollecitata percuotendola, sfregandola o esercitandovi frizione. In alcuni di questi strumenti, è la voce dell’esecutore a dare l’impulso alla vibrazione della membrana.
Strumenti Cordofoni
Il suono di questi strumenti è prodotto da corde tese in vibrazione, che vengono percosse, strofinate o pizzicate. Molti degli strumenti più noti, tra i quali il pianoforte, la chitarra, il violino, la viola o il violoncello appartengono a questa categoria.
Strumenti Aerofoni
Il nome di questa categoria di strumenti ci suggerisce che il loro suono sia prodotto attraverso la vibrazione dell’aria, che può arrivare dal fiato dell’esecutore, come il flauto traverso, l’oboe o della tromba, o da uno specifico serbatoio, come nel caso dell’organo o della fisarmonica.
Strumenti Elettrofoni
La categoria degli elettrofono comprende tutti quegli strumenti in cui è un circuito elettronico o un dispositivo elettromagnetico a produrre il suono. Molto spesso si pensa che la chitarra elettrica, il basso elettrico, l’arpa elettroacustica o altri strumenti di questo tipo rientrino nella categoria degli elettrofoni: in realtà bisogna distinguere tra quegli strumenti che producono suono mediante elettronica o elettromagnetismo (ne sono esempio il pianoforte digitale, per il primo caso, e l’organo Hammond per il secondo), e il cui suono dipende strettamente da queste componenti, da quegli strumenti che producono un suono tramite sollecitazione delle corde (pensiamo a esempio al basso elettrico) che in seguito viene trasmesso a una componente elettronica (a esempio tramite un device magnetico) che si occupa di amplificare il suono già prodotto (da cui il nome amplificatore).
Conclusioni
Per l’articolo di oggi ci fermiamo qui: continua a seguirci, in una prossima pagina continueremo questo interessantissimo discorso, analizzando in dettaglio partiture verdiane nella sezione Analisi Musicale. Puoi iscriverti al form e-mail per non perdere i prossimi aggiornamenti e ricevere una notifica a ogni nuova pubblicazione: noi ci vediamo nell’articolo di domani!
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