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Introduzione
Nel momento in cui pensiamo al 1770, anno di nascita di Beethoven, nei nostri occhi scorrono le immagini di alcuni dei protagonisti della Storia di tutti i tempi.
I due secoli a cavallo dei quali nasce Beethoven rappresentano un tempestoso momento di passaggio tra modi radicalmente diversi di vedere il mondo, che pur influenzandosi reciprocamente mantengono tra loro differenze sostanziali. Con Beethoven, nato nel 1770 e morto nel 1827, viviamo il momento terminale dell’epoca settecentesca e intravediamo i primi germogli di quella Ottocentesca. Le enormi diversità e i conflitti emersi dal passaggio tra questi due secoli sono evidenti se fai caso a quanto siano diversi per eredità storica i personaggi viventi durante l’anno di nascita del compositore di Bonn:
Napoleone Bonaparte | Protagonista dei fenomeni storico-politici che porteranno alla crisi dell’Illuminismo |
James Watt | Inventore della macchina a vapore |
Pietro Verri | Illuminista italiano fondatore del periodico Il Caffè |
Adam Smith | Fondatore del Liberismo |
. . . | . . . |
La definizione di una personalità vissuta in un periodo così contraddittorio è complessa: nel testamento di Beethoven, il cosiddetto Testamento di Heiligenstadt, troviamo consapevolezze romantiche come la possibilità dell’Arte di rappresentare una salvezza per l’umanità; nella sua Musica, al contrario, intravediamo caratteri marcatamente illuministici e un certo distacco dalle prime esperienze del Romanticismo.
In qualunque compagnia egli capitasse, sapeva produrre un effetto tale su ogni ascoltatore che nessun occhio rimaneva asciutto; molti addirittura scoppiavano in singhiozzi, poiché vi era qualcosa di meraviglioso nella sua espressione, oltre alla bellezza e alla originalità delle sue idee e all’ispirato modo in cui egli le estrinsecava. Al termine di un’improvvisazione di tal genere prorompeva in una sonora risata e canzonava i suoi ascoltatori per l’emozione che egli stesso aveva provocato in loro: “Siete pazzi! – esclamava e gridava – Chi mai può vivere tra simili bambini viziati?”.
Beethoven: La Vita, L’Opera, Il Romanzo Familiare – Maynard Solomon/G. Pestelli, Venezia, 1986.
Beethoven Filosofo
Potremmo essere a questo punto tentati dal dire che della figura di Beethoven ci interessa di più la Musica, e che dobbiamo usare le sue composizioni (e non le sue lettere) come metro di giudizio sulla sua personalità. Sostenendo questa tesi, bisognerebbe pensare a Beethoven come a un innovatore dell’illuminismo musicale, corrente a sua volta fondata su quella dell’Illuminismo settecentesco. Questa corrente era incentrata sul concetto di Ragione, strumento attraverso il quale gli illuministi cercarono di abolire i privilegi sociali del sistema feudale. Naturalmente la maggior parte degli intellettuali aderenti all’Illuminismo furono borghesi, cioè persone che potevano permettersi l’accesso a un’istruzione: Beethoven non fa eccezione, poiché s’iscrisse a diciannove anni, nel 1789, alla facoltà di Filosofia dell’Università di Bonn.
Le Opere
Nonostante il grande numero d’interessi extramusicali, la produzione beethoveniana è corposa: possiamo delinearne tre macrocategorie, come nella tabella di seguito.
Sinfonie | 9 |
Quartetti Per Archi | 16 |
Sonate Per Pianoforte | 32 |
A queste macrocategorie dobbiamo aggiungere, a corollario, molti altri aspetti della sua produzione. Pensiamo per esempio ai concerti per pianoforte e orchestra.
Le Sinfonie
Beethoven terminò a circa trentott’anni una delle Sinfonie che lo renderanno immortale nel panorama musicale: parliamo della Quinta Sinfonia In Do Minore. Insieme alla Nona Sinfonia, questa è l’unica composta in una tonalità minore. Entrambe condividono l’impianto di modulazione al maggiore nel movimento conclusivo. La forza di queste sinfonie è quella di trasformare un tema sintetico in una grande architettura immaginifica: basti pensare che secondo Schindler, lo stesso Beethoven interrogato sul significato del tema principale della Quinta Sinfonia rispose che si trattava del destino che batte alla porta. Puoi ascoltare entrambe le Sinfonie di seguito, o acquistarne la partitura dal banner in basso.
I Quartetti
Dalla cosiddetta Prima Scuola di Vienna, formata da Haydn, Mozart e Beethoven, il Quartetto Per Archi subirà profondi rinnovamenti. In particolare con Beethoven, le forme tradizionali vengono a tratti sconvolte. Prendi ad esempio i sei Quartetti Op. 18, in particolare il n.4 in Do Minore, dove Beethoven sostituisce il secondo tempo, in genere lento, con un Andante Scherzoso cui segue il Minuetto. Puoi ascoltarlo di seguito o acquistarne lo sparito dal banner in basso: se lo farai, contribuirai al sostegno di questo blog.
Le Sonate
Dall’intera vita di Beethoven deduciamo quanto egli tenesse al fatto di essere riconosciuto come compositore prima che come pianista. Per questo ed altri motivi nelle sonate si lasciò andare a un certo sperimentalismo: pensiamo alle sonate Op. 2, dedicate al suo Maestro Haydn, o alla successiva Op. 13 in Do Minore dove troviamo nell’Allegro con brio un tema che dovrebbe essere proposto in Mi♭ Maggiore, come da regola tradizionale, ma che Beethoven propone in Mi♭ Minore. Puoi ascoltarla di seguito, oppure comprarne lo spartito cartaceo dal banner in basso. Se sceglierai lo spartito cartaceo, cliccando sul banner una piccola parte del tuo acquisto andrà a sostegno di questo blog.
Beethoven Era Sordo?
La risposta è no, se consideriamo i primi venticinque-trent’anni della vita del compositore. Ma nel periodo della maturità artistica, quello che rese Beethoven la leggenda romantica per eccellenza, egli combatté duramente con problemi uditivi testimoniati dal già citato Testamento di Heiligenstadt.
Ti riporto qui di seguito un frammento struggente, che può darti un’idea della durezza delle condizioni del grande compositore di Bonn. Egli non solo combatteva con un’aspra malattia, ma anche con i pregiudizi della società del suo tempo; come leggerai, Beethoven desiderava far capire ai suoi contemporanei ma anche ai posteri quanto la sua scontrosità non fosse frutto di un’indole innata, ma del modo in cui egli viveva gli sfortunati risvolti sociali della sua malattia. Nel Testamento infatti leggiamo:
O voi uomini che mi reputate astioso, scontroso e addirittura misantropo, come mi fate torto! Voi non conoscete la causa di ciò che mi fa apparire a voi così. Il mio cuore e il mio animo fin dall’infanzia erano inclini al delicato sentimento della benevolenza e sono sempre stato disposto a compiere azioni generose. Considerate, però, che da sei anni mi ha colpito un grave malanno peggiorato per colpa di medici incompetenti. Di anno in anno le mie speranze di guarire sono state gradualmente frustrate ed alla fine sono stato costretto ad accettare la prospettiva di una malattia cronica (la cui guarigione richiederà forse degli anni e sarà del tutto impossibile). Pur essendo dotato di un temperamento ardente, vivace e anzi sensibile alle attrattive della società, sono stato presto obbligato ad appartarmi, a trascorrere la mia vita in solitudine. E se talvolta ho deciso di non dare peso alla mia infermità, ahimè, con quanta crudeltà sono stato allora ricacciato indietro dalla triste, rinnovata esperienza della debolezza del mio udito. Tuttavia non mi riusciva di dire alla gente: «Parlate più forte, gridate, perché sono sordo». Ah, come avrei potuto rilevare la debolezza di un senso che in me dovrebbe essere ancor più perfetto che in qualunque altro! – un senso che una volta possedevo allo stato di grandissima perfezione, una perfezione che certo poche persone della mia arte hanno o hanno mai avuto. No, non posso farlo; perdonatemi perciò se talora mi vedrete stare in disparte dalla vostra compagnia, che un tempo invece mi era caro ricercare. La mia sventura mi fa doppiamente soffrire perché mi porta ad essere frainteso. Per me non può esservi sollievo nella compagnia degli uomini, non possono esservi conversazioni elevate, né confidenze reciproche. Costretto a vivere completamente solo, posso entrare furtivamente in società solo quando lo richiedono le necessità più impellenti; debbo vivere come un proscritto. […]
E più avanti leggiamo:
[…] Tali esperienze mi banno portato sull’orlo della disperazione e poco è mancato che non ponessi fine alla mia vita. La mia arte, soltanto essa mi ha trattenuto. Ah, mi sembrava impossibile abbandonare questo mondo, prima di aver creato tutte quelle opere che sentivo l’imperioso bisogno di comporre; e così ho trascinato avanti questa misera esistenza, davvero misera dal momento che il mio fisico tanto sensibile può, da un istante all’altro, precipitarsi dalle migliori condizioni di spirito nella più angosciosa disperazione. Pazienza. Mi dicono che questa è la virtù che adesso debbo scegliermi come guida; e adesso io la posseggo. Duratura deve essere, io spero, la mia risoluzione di resistere fino alla fine, finché alle Parche inesorabili piacerà spezzare il filo; forse il mio stato migliorerà, forse no, ad ogni modo io, ora, sono rassegnato. Essere costretti a diventare filosofi ad appena 28 anni […] non è davvero una cosa facile e per l’artista è più difficile che per chiunque altro.
E ancora:
[…] Dio Onnipotente, che mi guardi fino in fondo all’anima, che vedi nel mio cuore e sai che esso è colmo di amore per l’umanità e del desiderio di bene operare. O uomini se un giorno leggerete queste mie parole, ricordate che mi avete fatto torto; e l’infelice tragga conforto dal pensiero di aver trovato un altro infelice che, nonostante tutti gli ostacoli imposti dalla natura, ha fatto quanto era in suo potere per elevarsi al rango degli artisti nobili e degli uomini degni. […]
Conclusioni
Non pensare che su un compositore del calibro di L. V. Beethoven si possano scrivere soltanto queste poche righe: sulla sua gigantesca figura avremo modo di tornare a più riprese negli articoli di questo blog. Ne avevamo già parlato con il precedente articolo sull’analisi delle sue sonate, torneremo a farlo. Noi ci vediamo domani, col nostro nuovo articolo quotidiano!
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